Descrizione
Ci risiamo vero, Maestro “Ciccino” Lazzara?
L’ìstrice ha punzecchiato ancora con gli aculei del suo verace umorismo sanguigno, smaliziato e boccaccesco che a tratti, piacevolmente alludendo, ci regala qualche pizzico di pruriginoso e stuzzicante solletico!
In quest’ultima fatica, è proprio il caso di dirlo, resa ancor più ardua e titanica dalle menomazioni visive e uditive, l’autore ci fa assaporare con orli forbiti e arguti, i personaggi, le vicende caserecce dei tempi andati e più recenti, i perduti aromi, i suoni folklorici dei vicoli “Luncitani”, dove da piccoli si sgambettava spensierati, riconsegnandoci intatto un patrimonio di memoria comunitaria al quale, come Longesi, ci sentiamo legati da solido cordone ombelicale.
Egli ci fa navigare tra storie familiari e paesane, or comiche, or drammatiche, or paradossali, evidenziando caratteri e personaggi con ammirabile sensibilità e trasporto, mantenendo immutato l’amore incondizionato per la sua Longi, per le sue radici e per i propri affetti familiari. Ma quello che ancor più prevale in questo suo ultimo scritto, è il carattere “Luncitanu”, genuinamente generoso e accogliente, a tutt’oggi integro nonostante l’azione adulterante dei tempi che viviamo.
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