Descrizione
Un’inchiesta approfondita e delicata in un territorio, quello siciliano, tanto aspro quanto incantevole. Un’ennesima denuncia che giunge dalla provincia “scaltra” messinese. Che scende in profondità. Una storia, corredata anche da valutazioni tecniche e da una memoria storia – che sembra tempo presente – di malavita siciliana, di colletti bianchi, di agromafie.
Ma è anche la storia di un nuovo quanto inquietante paradigma sociale: la criminalità aggredisce l’interesse pubblico ai danni della società e delle istituzioni, contaminando parte delle stesse che si ritrovano a guerreggiare a fianco della criminalità contro la società.
Non è un gioco di parole ma un gioco al massacro in cui a essere tumulato definitivamente è il senso della logica, di giustizia, la civiltà.
In queste vicende, in cui tutto e il contrario di tutto sono stati i protagonisti, una cosa emerge in maniera inequivocabile: non esiste più lo scontro tra il bene e il male.
Ora lo scontro si è finemente perfezionato.
Alla fine sopravvive solo chi riemerge con la testa, anche moribondo, dalle zavorre del mascariamento.
Il teste più insidioso può apparire il più credibile; il criminale certificato può assurgere a vittima.
L’istituzione, pari tempo, mostrarsi onesta, marcia, incomprensibile.
Le vittime, quelle vere, focalizzate nell’orbita della visuale di miseri corvi.
Il disorientamento dell’opinione pubblica è assicurato. La società civile, sensibile a questi fenomeni, fortemente delusa.
L’altra parte spesso, al fianco dei detrattori.
La verità è viva ma malconcia.
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