Profumo di liquirizia

Descrizione

Elena Saviano si conferma quale nocchiera esperta nell’indagare i sentimenti dell’essere umano nonché guida sicura nella ricerca individuale di un posto nell’esistenza.
Il suo versificare dischiude un nuovo e innovativo spazio di creatività, affrancando l’Io dalle trappole dell’oggettivismo dilagante, librando l’individuo al di sopra di qualunque intento programmatico o didascalico, opponendo al paradigma la più soggettiva delle scelte: l’esprimere noi stessi quale valore supremo.
Capace come poche di scovare le parole giuste per comunicare l’intimità del suo cuore, al contempo ella ci pone domande e ci pungola al dubbio, sradicando le nostre certezze.
Leggera, nuda, essenziale, riesce nel nome di chi legge a raccontare quel magma che ribolle nelle viscere, ad offrire versi carichi di pathos, vivo turbamento, forte sensualità, di amore soprattutto, sempre enunciati ricorrendo al filtro di una palese e raffinatissima cultura letteraria.
Abile nel produrre un coinvolgimento totale e totalizzante del corpo e dell’anima, l’artista ci regala una varietà di temi e di toni a cui siamo condotti con penna elegante, aggraziata, evocativa ed immaginifica.
Attraverso la cura meticolosa e minuziosa dei dettagli, il vortice di emozioni perturbanti è dettato da versi che sentono ciò che noi sentiamo, vedono ciò che noi vediamo, inducendomi – talvolta – alla commozione di un nodo in gola.
In un tempo politico, sociale ed economico che grida l’impellente bisogno di tessere un dialogo con sé stessi, in un frangente storico ambiguo ed illogico che spinge allo sconforto, la Poesia qui lenisce e cura.
Versi balsamici, quelli di Elena, che narrano quasi di una mitica atemporalità e, al tempo stesso, di ricordi rievocativi e persistenti.
“Profumo di liquirizia” è un diario in versi, una silloge dolce di miele di zagara, in cui la Poesia è capace di disporre l’esistenza, rendendoci ora gioiosi ora sofferenti, mutando i mali più intimi in pensieri appaganti di luce.
Una Poesia interpretata come volano di contenuti umani, ma anche sociali ed esistenziali. Un poetare che – come dire – gratta il fondo dell’animo, esprime la solidità dei legami, vaglia meticolosamente i sentimenti e le emozioni per poi scaraventarli di nuovo potentemente sul fondo, senza sterili edulcorazioni: la parola come piccola increspatura del mare, come piccola crepa mite dello spirito, nonostante le grandi ferite, mentre l’azzurro sul mondo guarda l’immenso.

Marina Albamonte d’Affermo