Descrizione
Questo volume, che sgorga spontaneo dalla profondità dell’intimo sentire, mira a far conoscere, alle attuali generazioni e a quelle future, le memorie storiche, artistiche e culturali del paese di Raccuja, ormai cimeli preziosi che hanno superato lo scorrere del tempo e anche l’indifferenza degli amministratori preposti a reggere la cosa pubblica.
Individuato il capitale artistico, culturale e turistico di cui è dotato il paese, si è cercato di analizzarlo in maniera dettagliata e di suggerire alcune sostenibili possibilità, a medio e lungo termine, nella speranza di poter arginare i latenti sintomi di decadenza politica e di crisi occupazionale sempre più gravi, che costringono soprattutto i giovani ad abbandonare la nostra comunità per cercare fortuna altrove senza avere la prospettiva di un eventuale ritorno.
Eppure, nel corso dei secoli, Raccuja ebbe due importanti punti di riferimento che hanno contribuito, nel bene e nel male, a dare prestigio e rinomanza: uno laico e l’altro religioso, attorno ai quali si svolgeva la vita dell’intera comunità. Erano appunto il mondo feudale (baronia e contea) e il mondo religioso (monasteri e conventi) che reggevano e orientavano le sorti della popolazione del paese e davano impulso all’attività politica, economica, culturale e religiosa. Ma non si può non accennare che, qualche volta, tali punti di riferimento erano anche motivo di soprusi e di sfruttamento degli abitanti più indigenti.
I baroni e i conti di Raccuja, fino all’abolizione della feudalità del 1812, furono gli artefici principali e indiscussi dell’organizzazione amministrativa ed economica del paese, mentre monaci e monache del Monastero di San Nicolò del Fico, del Convento dei Carmelitani Calzati, del Convento dei Minori Osservanti e del Monastero delle Benedettine si dedicavano alla cura delle anime, a gestire le rendite dei beni in possesso, a educare i giovani e le ragazze delle famiglie benestanti, a salvaguardare le strutture dei loro edifici e ad abbellirle con opere d’arte.
Nelle pagine che seguono sono state rivissute le vicende storiche, economiche e culturali del passato con la gioia e l’entusiasmo di chi vuole ricercare e conoscere l’operato dei nostri avi, ma si è voluto dare anche un contributo operativo per rendere fruibile ciò che ancora rimane.
Dopo una breve sintesi degli eventi storici, economici, antropologici e culturali che hanno interessato Raccuja, ci siamo soffermati sulle bellezze artistiche e sui monumenti religiosi e laici, che sono stati i centri propulsori dell’evoluzione socio-culturale del paese nel corso dei secoli (Monasteri, Conventi, Chiese, Castello).
Non vi è dubbio che ciò che resta ancora del passato, ciò che di recente è stato recuperato, dovrà essere salvaguardato e valorizzato nella giusta dimensione e prospettiva e, nei limiti del possibile, dovrà essere un punto di riferimento da cui partire per cercare di risollevare l’economia, rendere migliore la qualità della vita degli abitanti, arrestare soprattutto quel decremento demografico della seconda metà del Novecento e dell’ormai ventennio del Duemila.
Le opere di pregio storico recuperate, le bellezze naturali esistenti, la partecipazione ai due Distretti territoriali (Tirreno-Nebrodi e Tindari) sicuramente potranno rappresentare un valore aggiunto per lo sviluppo del turismo e per risollevare il paese dallo stallo economico, causato anche da leggi e da indirizzi europei, che hanno fortemente penalizzato alcuni prodotti tipici del territorio di Raccuja e dei Nebrodi, come quello relativo alla produzione di nocciole sistematicamente falcidiate dai numerosi e prolifici ghiri.
Il suggerimento di chi scrive vuole essere anche un motivo di sprone e di speranza per gli abitanti di Raccuja e soprattutto per le generazioni future, che dovranno ricevere da noi un patrimonio che anch’esse potranno sfruttare senza intaccare il retaggio storico e le bellezze dell’ambiente naturale di cui è dotato il nostro territorio.
Il libro, quindi, si propone come obiettivo quello di rendere fruibili, opportunamente valorizzandole, tutte quelle risorse storiche, artistiche e naturali che il paese possiede e che non possono passare inosservate o, ancor peggio, restare inutilizzate. A tale scopo non si possono non sollecitare le Amministrazioni Comunali, le Associazioni culturali locali e i cittadini nel loro insieme a creare nuove prospettive utilizzando ciò che ancora abbiamo.
Solo sfruttando ciò che resta del passato e le realizzazioni del tempo presente, Raccuja potrà rinvigorire la propria identità, che dovrà essere consegnata ai posteri nella sua integrità e farne tesoro per non dimenticare ciò che nel suo insieme rappresenta l’evoluzione storica, religiosa, artistica e culturale del paese.
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